Gay Pride 2021: ecco perché devi partecipare
Colorati, chiassosi ma soprattutto orgogliosi. Sono così i partecipanti alla pride parade, che nel mese di giugno affollano le strade di molte città italiane. E non bisogna dimenticarlo, la parata del pride è un evento diffuso in molte città del mondo. Si tratta di una manifestazione sovranazionale a cui tutti sono invitati a partecipare. A sfilare sono persone che vogliono urlare al mondo di avere il titolo di godere di ogni diritto civile, le persone che affollano le piazze sono lì per far sentire incluso anche chi normalmente non si sente rappresentato dalla società. Come? Esprimendo sé stessi, rendendo onore alla memoria di quanti, lottando, hanno impiegato la propria vita per conseguire dei diritti!
Sono gay, lesbiche, bisessuali, transgender, transessuali, queer, c’è chi sta esplorando la propria sessualità cercando di comprendersi, intersessuali, asessuati, ma anche pansessuali, agender, gender queer, pangender, o ally (per dirlo in inglese) che altro non sono se non coloro che appoggiano le istanze della comunità LGBTQ+ al di là di quale sia il proprio genere o orientamento sessuale. Siamo io e te che lottiamo per un mondo in cui nessuno si senta escluso e tutti godano di pari diritti.
E se non ti dovessi sentire rappresentato dal pride? Puoi comunque contribuire, non avere pregiudizi è fondamentale. Rispettare le scelte altrui il primo passo per una convivenza civile che funziona! Ma esaminiamolo meglio: cosa è il pride?
Tutt’oggi si fa molta confusione mescolando il concetto di gay pride con le manifestazioni pubbliche che culminano nella parata del pride. Bisogna, oggi più che mai, fare molta attenzione ad utilizzare i termini scambievolmente.
Il primo ad utilizzare le parole gay pride, orgoglio gay per dirlo in italiano, fu Thom Higgins un attivista dei diritti dei gay originario del Minnesota negli anni ‘70. Con questa formula (o più propriamente con LGBT pride) si indica la promozione della affermazione personale, della dignità, dell'uguaglianza e della sempre maggiore visibilità del mondo LGBTQ+ proprio in contrapposizione a una società in cui, non essere eterosessuali è ancora uno stigma enorme.
Aderiscono ai valori del pride una serie di organizzazioni, istituti, fondazioni che si occupano dei diritti, della inclusività e della salvaguardia della salute, oltre che impegnarsi per creare una comunità forte e aperta per chiunque senta di farne parte.
Una delle conquiste del pride è stata appunto l’istituzione del Pride Month che cade in giugno e vede la realizzazione di moltissimi eventi da parte della comunità: mostre, presentazioni di libri, pièce teatrali, tavole rotonde, concerti ma anche feste e momenti di socialità, che culminano con una parata.
Se siete curiosi e volete informarvi di più su questa sfilata che si muove per la città, se volete partecipare e aiutare il movimento per i diritti LGBTQ+ facendo la vostra parte, aderendo a un evento o, perché no, organizzandone uno. Ricordate di segnare sul calendario: 28 giugno Pride day. Ci saranno eventi anche durante il mese di giugno del 2021 in cui, pur non potendo essere fianco a fianco, molte associazioni ne organizzeranno molti on line. Per rimanere aggiornati basterà consultare pagine social e siti delle organizzazioni LGBTQ+. Anche distanti potremo fare la differenza.
Sono passati 52 anni da quello che viene universalmente riconosciuto come uno dei momenti fondanti della storia del Gay Pride e del percorso di affermazione della comunità gay. Il 28 giugno del ’69 nel club gay Stonewall Inn di New York, un gruppo di persone della comunità LGBTQ+ decise di fronteggiare le manganellate della polizia intervenuta per una retata.
Il motivo di tale incursione? Impedire loro semplicemente di riunirsi in un bar. I raid delle forze di polizia non erano rari in quegli anni e le minacce e le percosse erano, per i membri della comunità, problemi all’ordine del giorno. Ma da quella sera di giugno, vicino Manhattan, la comunità insorse. E da allora iniziarono una serie di manifestazioni pacifiche e spontanee in cui la comunità rivendicava il proprio diritto a mostrarsi per quello che era. Senza doversi più nascondere. Dall’anno successivo a Christopher Street nel Greenwich Village si iniziò la commemorazione dei disordini di Stonewall Inn. Nacque così la prima marcia del Gay pride. Di anno in anno, la manifestazione diveniva più partecipata e rumorosa.
La bandiera arcobaleno vide la luce nel 1978 ad opera di Gilbert Baker e fu fortemente voluta da Harvey Milk (primo uomo dichiaratamente gay eletto per pubblico ufficio in California, assassinato sempre nel ‘78) e fu adottata universalmente come il vessillo della comunità. La bandiera raccoglie sotto di sé tutte le minoranze di cui il mondo LGBTQ+ si fa portavoce. Negli anni ’80 il dibattito politico e sociale si fece sempre più necessario e, alle manifestazioni LGBTQ+, iniziarono a partecipare anche le forze politiche che garantivano il proprio appoggio alla comunità. Dagli Stati Uniti ben presto il Pride conquistò altre nazioni, vedendo un fiorire di circoli e movimenti nazionali.
Quindi è utile non circoscrivere il pride alla sola parata o alla caotica onda colorata che riempie le strade di una folla festante. Il pride è accettazione e cultura quotidiana, è la rottura di regole sociali che non includono tutti.
Ecco perché è importante partecipare al Pride:
- Perché fatti come quelli di Stonewall non avvengano più;
- Perché chiunque sia libero di manifestare i propri diritti vestendosi come vuole, festeggiando con chi vuole, baciando chi vuole, amando chi vuole, sposando chi vuole;
- Perché con il Pride è più facile portare istanze di accettazione e inclusione anche nelle piccole comunità nelle quali essere diversi è ancora sinonimo di essere emarginati;
- In questo modo si può mostrare a chi non è accettato che un’altra famiglia è possibile, un’altra cultura è possibile;
- Si può aiutare chi non ha il coraggio di uscire allo scoperto e fare coming out offrendogli un’occasione in più di dichiararsi per quello che è;
- Per dare un volto a chi supporta la comunità LGBTQ+. Una mano alle associazioni che offrono confronto, comprensione ma anche una casa e un aiuto economico, psicologico e un supporto medico a chi viene discriminato perché gay, lesbica, trans, queer e così via;
- Per ricordare a tutti che non si è soli e che avere diritti uguali per tutti fa crescere la società civile.
Oltre al sostegno della gente comune e delle associazioni, la comunità LGBTQ+ viene sostenuta anche aziende che mettono in atto politiche di inclusione e sostegno.
In Nestlé è forte la convinzione che essere inclusivi e valorizzare le diversità siano elementi cardine per una crescita personale e aziendale. È costante l’impegno dell’azienda per la creazione di un ambiente di lavoro, una cultura d’impresa e un modello di leadership che garantiscano pari opportunità a tutti e a tutti i livelli.
Alla luce di queste scelte aziendali condivise, vengono messe in atto strategie volte a responsabilizzare i soggetti sull’importanza del rispetto dell’altro non solo sul luogo di lavoro, ma in ogni contesto sociale. Figli di queste politiche sono gli interventi di Diversity&Inclusion, atti a promuovere, tra le altre istanze, anche lo sviluppo di un linguaggio inclusivo e una attenzione massima al tema degli unconscious bias (pregiudizi inconsci). Attraverso una formazione ad hoc che ha coinvolto tutti i line manager, mirata a favorire l’ascolto e l’inclusione dell’altro al di là delle diversità che siano essere il gender, l’età, la disabilità, la multiculturalità, si crea un luogo di lavoro inclusivo in cui chiunque si senta accettato.
Perché un pensiero diverso dal proprio, andando oltre i pregiudizi, aiuta a generare nuove idee.