Allergie e intolleranze alimentari: differenze, sintomi e consigli
Allergie e intolleranze alimentari: mai affidarsi al fai-da-te
I termini "allergia" e "intolleranza alimentare" non sono sinonimi, ma indicano condizioni profondamente diverse, per le quali è indispensabile la guida di un medico, che faccia diagnosi certa e che prescriva l'intervento più adatto. La scelta di diete fai-da-te, o proposte da figure diverse dal medico, è una via inutile, costosa e potenzialmente dannosa per la salute.
Le differenze principali tra allergie e intolleranze alimentari
- La prima decisiva differenza tra allergie e intolleranze alimentari riguarda i sintomi. L'allergia alimentare, infatti, è l'insieme di reazioni che il sistema immunitario di alcune persone predisposte scatena quando viene a contatto con le proteine (e solo con quelle) di alcuni alimenti. Nelle intolleranze alimentari, invece, non è coinvolto il sistema immunitario. In gioco c'è una carenza di enzimi o di recettori, che impedisce a chi ne è portatore di digerire e assimilare nutrienti di diversa natura.
- La seconda decisiva differenza tra allergie e intolleranze alimentari sta nei tempi di manifestazione delle reazioni. Nelle allergie alimentari dopo la prima fase (di sensibilizzazione), che corrisponde alla prima ingestione dell'alimento, di fronte a un consumo successivo, il sistema immunitario scatenerà prontemente la sua reazione. Nel caso dell'intolleranza, invece, le reazioni, che si manifestano subito dopo il primo consumo, perché il sistema digestivo è carente dei mezzi per digerire quella determinata sostanza, possono insorgere anche dopo ore o in alcuni casi giorni.
- La terza differenza fondamentale tra allergie e intolleranze alimentari sta nell'intensità dei sintomi: nelle prime i sintomi sono massimali (per alcune allergie l'esito è potenzialmente fatale), nelle seconde aumentano d'intensità al crescere della quantità di alimento assunta.
Alcuni sintomi che confondono le allergie con le intolleranze
La necessità di affidarsi a uno specialista per capire se si soffre di un'allergia o di un'intolleranza alimentare non deriva soltanto dalle profonde differenze nei due meccanismi scatenanti, ma anche da fattori confondenti: infatti allergie e intolleranze alimentari possono avere sintomi simili. I più frequenti sono gastrointestinali (crampi, gonfiore, nausea, rigurgiti acidi, diarrea), ma possono essere anche cutanei (prurito e orticaria), o generali (mal di testa per primo). Attenzione però: ci sono allergie che potrebbero scatenare reazioni violente fino allo shock anafilattico (alle proteine del grano o della frutta secca con guscio). Ecco le molte ragioni per le quali mai e poi mai ci si deve rivolgere a una figura diversa da quella del medico.
Diffusione di allergie e intolleranze alimentari in Italia
Nella fascia 1-3 anni circa l'8% degli italiani soffre di allergie alimentari, perché a quell'età sistema immunitario e gastrointestinale stanno ancora maturando; oltre i 3 anni la percentuale cala all'1-2%, perché gli altri casi si risolvono spontaneamente. Gli alimenti che possono scatenare allergie sono diversi: alcuni frutti, la frutta secca a guscio (arachidi soprattutto), alcune verdure, cacao, soia, crostacei e pesci, uova.
Per quanto riguarda le intolleranze la più diffusa e conosciuta è quella al lattosio (cioè lo zucchero del latte) che, in Italia, coinvolge il 50-70% della popolazione, con un gradiente di aumento da Nord a Sud. L'intolleranza al glutine è nota come celiachia ed è anche questa molto diffusa: secondo stime recenti interesserebbe l'1% degli italiani. Molto meno frequenti sono infine le intolleranze a sostanze diverse: dalle xantine (caffeina, teobromina e teofillina presenti in caffé, té, cioccolato), alla tiramina (dei formaggi stagionati, delle aringhe conservate), all'istamina (e quindi a formaggi stagionati, vino rosso, lievito di birra).
Fattori predisponenti alle allergie
La genetica gioca un ruolo importante nella manifestazione di tutte le allergie alimentari. Si sa che, se entrambi i genitori sono allergici, la probabilità di avere un figlio che soffre di allergia (uguale o diversa rispetto a quella dei genitori) è del 30-40%. Anche genitori non allergici possono avere un figlio che ne soffre, ma la probabilità scende al 10%. Infine, se solo uno dei genitori soffre di allergia, la probabilità di avere un figlio allergico diventa intermedia.
Per quel che riguarda le intolleranze, è stato dimostrato che esiste una predisposizione familiare nel caso dell'intolleranza al lattosio e nel caso della celiachia, mentre più sfumata risulta nelle altre intolleranze citate. Ma ci sono altri fattori che giocano un ruolo: l'allattamento materno prolungato, per esempio, corrisponde alla riduzione del rischio di allergie, alimentari e non. L'assenza di fratelli e un eccesso di igiene, invece, sottraendo due elementi di "allenamento"al sistema immunitario, si associano all'aumento del rischio. Nel caso delle intolleranze sono chiamati in causa come fattori scatenanti non genetici le diete squilibrate, le alterazioni del microbiota intestinale, lo stress psico-fisico prolungato.
La medicina moderna ha tutti gli strumenti per distinguere tra un'allergia alimentare e un'intolleranza. La visita accurata e test specifici, molto diversi se si sospetta un'allergia, o piuttosto un'intolleranza, sono i passi fondamentali, a cui seguiranno gli interventi più appropriati per ogni singolo caso.