Metodi educativi: cosa sono e quanti ne esistono?

Bambini che scrivono su una lavagna

Diventare genitori dovrebbe coincidere con la presa di coscienza che il neonato dipenderà dagli adulti che se ne prenderanno cura almeno fino all’età adulta. Il neonato sarà dipendente dall'apporto dei genitori non solo per lo sviluppo fisico, ma anche quello psichico. Nell’alveo della famiglia si creerà, a piccoli passi, attraverso metodi educativi, la personalità del nuovo individuo.

In verità non bisogna perdere di vista che, quello dell’educatore, è un compito difficoltoso e in continua evoluzione, ai neo genitori non suonerà nuovo l’adagio che ricorda che “fare i genitori è il mestiere più duro al mondo”. Sin dai primi momenti della vita del bambino le mamme e i papà dovranno scegliere quali metodi educativi utilizzare. Se fino alla metà del secolo scorso esisteva un modo simile di educare i bambini (al rispetto spesso rigido delle regole, all’obbedienza e alla deferenza incondizionate verso gli adulti), oggi i genitori scelgono quale approccio utilizzare e i metodi educativi a confronto sono vari. Vediamo insieme quali sono quelli più noti:

 

Metodo Montessori

Il metodo Montessori ha come fondatrice Maria Montessori un’educatrice italiana vissuta a cavallo tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900. In questo periodo l’approccio ai bambini durante l’infanzia era estremamente rigido, le regole da seguire erano numerosissime e la disciplina che si pretendeva anche in età prescolare era ferrea. Le innovazioni di Maria Montessori ad oggi potrebbero risultarci in qualche caso come scontate (ad esempio che i bambini vivano in un ambiente in cui i propri oggetti siano a portata della loro mano), in altre, a tutt’oggi, differiscono dal metodo educativo scelto dalla maggior parte dei genitori (nel metodo montessori non è previsto che gli si diano dei voti o che si giudichi l'apprendimento): ma capiamo le differenze più nel dettaglio.

La pedagogia montessoriana ha come cardini la libertà di scelta del bambino, questo significa che il piccolo non subisce l’educazione imposta ma opera lui stesso delle scelte allo scopo di rispettare il proprio naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale.

Occorre ribadirlo, il fine di questo metodo educativo è quello di sviluppare un’educazione cosmica, ovvero, instillando, sin dall’infanzia, nel bambino un senso di responsabilità e di consapevolezza, non solo verso se stesso ma anche verso la rete di relazioni che collega l’io con il mondo: si pongono così le basi per la crescita di un individuo sano e ben inserito nel contesto sociale.

Il carattere del bambino, quindi, si costruirà, mediante l’interazione con gli adulti e con i coetanei e attraverso la libera scelta delle azioni da compiere, poiché nel bagaglio innato dell’individuo vi sono tendenze umane che servono spontaneamente da guida per le loro scelte in ogni fase dello sviluppo. Concetti come l’ordine, l’autoperfezionamento, l’istinto di conservazione sarebbero dunque, secondo il metodo Montessori, qualcosa di universalmente dato anche nei bambini. Per permettere un’interazione notevole, il metodo Montessori prevede la costruzione di classi aperte o comunicanti in cui bambini di diverse età possono interagire tra di loro, tra pari si possono scambiare conoscenze e ci si può aiutare in maniera paritaria, i bambini più grandi servono da modello, senza che a intervenire sia un adulto.

Dismesso il nozionismo, a svolgere un ruolo cardine del metodo Montessori sono le attività di vita pratica per cui il bambino avrà un interesse spontaneo, queste pur ispirandosi alle attività quotidiane, sono ripensate a misura di bambino. Attraverso queste routine il bambino fortifica la sua capacità motoria, intellettiva, emotiva, senza fretta ma seguendo i suoi tempi di apprendimento.

Il metodo montessoriano ha vissuto un’alterna fortuna, quasi ignorato all’inizio dello scorso secolo, ha preso piede nelle scuole europee e mondiali con una crescita costante. Abbondano anche in Italia gli istituti che seguono questo metodo educativo che conducono il bambino in un percorso che fa dalla primissima infanzia fino all’età adulta.

 

Metodo Waldorf

Il metodo steineriano, o pedagogia Waldorf, è un tipo di approccio sviluppatosi sulle teorie di Rudolf Steiner. Figura vissuta tra la fine dell’ottocento e il primo trentennio del secolo successivo, Steiner non fu solo un pedagogo ma anche filosofo, sociologo, antropologo, economista e musicologo.

Il metodo steineriano fonda le sue basi su studi che riguardano i rapporti e le interazioni tra il mondo fisico e razionale e quello spirituale. L’individuo, infatti, secondo il fondatore, altro non è che l’insieme inscindibile di anima, corpo e spirito, pertanto la sua educazione deve derivare dall’armonica cooperazione tra volontà, pensiero e sentimento.

Grazie all’applicazione di questo metodo, dunque, nei bambini si potranno sviluppare le doti pratiche, quelle intellettuali e infine quelle artistiche. L’insegnante ha, nel metodo Waldorf, un ruolo cruciale, non nell’impartire una serie di nozioni (sono vietati i giudizi, sono assenti i libri di testo, i programmi scolastici prestabiliti, le bocciature o i rallentamenti del percorso scolastico), quanto più, diventando un punto di riferimento e parlando ai bambini e ai ragazzi in maniera aperta e consapevole. È il docente ad aiutare nell’accrescimento della sfera emotiva dei bambini spingendoli a comprendere e fare propri i contenuti didattici. In ogni lezione vengono forniti spunti che il bambino può usare per interpretare il mondo esterno e contemporaneamente esprimersi. Il metodo si adatta ai bambini e non il contrario.

Secondo Steiner si può suddividere la vita dei bambini in tre fasi successive (tutte corrispondono a un settennio)

  • Nella prima fase i bambini sono accolti nei giardini dell’infanzia, luoghi dall’aspetto familiare e molto accoglienti. Questi sono gli anni in cui i piccoli imparano la posizione eretta, a camminare, a parlare e a esprimersi, esplorano il mondo oltre e imparano a esprimere la propria fantasia e creatività anche attraverso oggetti semplici di uso quotidiano.
  • Nella seconda fase i bambini frequentano la scuola (divisa in cicli dal 1 al 8° anno) e in questo arco di tempo avviene lo sviluppo dell’emozione e dei sentimenti attraverso l’arte. A guidare e stimolare la classe vi è un solo insegnante.
  • Nella terza fase, l’adolescente si trova dinanzi alla necessità di sviluppare il pensiero astratto e la capacità autonoma di giudizio. Le materie tradizionali a scuola sono affiancate da insegnamenti volti a far venire a contatto i ragazzi con l’ambiente e il mondo.

In ogni fase dell’apprendimento al bambino che segua il metodo Waldorf sarà riconosciuto un enorme potenziale, gli sarà permesso di esprimersi in libertà sviluppando una forte immaginazione e creatività rimanendo spesso in contatto con la natura, rifuggendo, per quanto possibile, dalla tecnologia.

Il metodo steineriano ha goduto di molto successo nell’area germanica prima del secondo conflitto mondiale, ad oggi anche in Italia è possibile trovare istituti in cui si prenda il modello Waldorf come schema per l’educazione di bambini.