Spreco Alimentare: le linee Guida nelle Scuole
Sapete qual è la differenza tra Food Losses e Food Waste? Con il primo termine, si indica la perdita di cibo nelle fasi iniziali della filiera agroalimentare. Questo può avvenire a causa di fattori climatici o ambientali o anche per standard estetici e qualitativi che il mercato impone. Si usa il termine Food Waste, Spreco Alimentare, invece, quando ci si riferisce allo spreco che avviene durante le fasi successive alla produzione naturale, dal momento in cui il cibo incontra l’industria, con le sue lavorazioni, passando per la distribuzione, la vendita, il conseguente acquisto e il consumo finale. Lo Spreco Alimentare, quindi, riguarda ogni consumatore da vicino e può essere ridotto cambiando le abitudini di acquisto o di consumo. Capire l'importanza di non sprecare cibo commestibile, e facilmente disponibile, è un gioco da ragazzi, ed è per questo che i primi a comprendere perché bisogna ridurre lo spreco alimentare sono proprio i più piccoli.
Stando a un’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market, 6 italiani su 10 concordano sul fatto che la sensibilizzazione contro lo spreco alimentare debba partire proprio dai banchi di scuola. Sapevate che secondo un’indagine del Ministero dell’Ambiente e del progetto Reduce (Ricerca, EDUcazione, ComunicazionE: presentato dall’ Università di Bologna e finanziato dal Ministero della Transazione Ecologica nel 2014), è emerso che nelle mense delle scuole italiane un terzo dei pasti preparati finisce nella pattumiera? Le stime parlano di circa 120 g di cibo buttato via ogni giorno per ciascun bambino, circa il 22% della quantità preparata. Nelle mense si spreca soprattutto verdura, ma anche pane e pasta, frutta, carne e pesce anche se in percentuali minori.
Considerando che in Italia le mense scolastiche somministrano oltre 3 milioni di pasti è facilmente intuibile quanto cibo viene sprecato. Occorre però fare delle distinzioni. Esiste cibo cucinato e non servito (Unserved food) che potrebbe essere distribuito in altri canali e consumabile nell’immediato, e quello cucinato, servito e non mangiato (Plate waste), ovvero quello che finisce dal piatto alla pattumiera. Sprechi diversi ma comunque non più sostenibili dal nostro Pianeta. Ma quali sono le cause di questi sprechi in ambito scolastico? E come si possono evitare?
Per eliminare il plate waste, basterebbe
- fornire ai bambini il tempo sufficiente per il consumo del pasto in un ambiente idoneo e non sovraffolato,
- evitare di servire porzioni eccessive, oppure troppa varietà di piatti tra cui scegliere,
- spingere i bambini a consumare spuntini meno abbondanti, sono questi che spesso causano inappetenza all’ora di pranzo,
- servire pietanze preparate e presentate con cura in modo da risultare appetibili e gustose aiuta i ragazzi a finire tutto ciò che hanno nel piatto,
- scegliere abbinamenti che incontrino il consenso di più bambini possibile riduce il quantitativo di cibo sprecato. Questo non vuol dire offrire sempre gli stessi alimenti, anzi!
- studiare menù sperimentali, chiedendo l’aiuto degli studenti, in modo da eliminare pietanze non gradite e sostituirle con altre più appetibili,
- stimolare i bambini ad assaggiare nuovi alimenti, attività che può essere svolta anche durante le ore di lezione. Con l’aiuto degli insegnanti, i più piccoli potranno via via ampliare il gruppo degli alimenti preferiti e sarà divertente vederseli serviti durante i pasti della mensa.
La sensibilizzazione dei bambini parte proprio dal racconto della produzione alimentare, attraverso un approccio ludico educativo si diffonde la consapevolezza di quanto ognuno possa fare la differenza nella lotta allo spreco alimentare. Bisogna educare al consumo consapevole e al valore del cibo mediante percorsi formativi che coinvolgano docenti, genitori e alunni. Un esempio? Ogni materia scolastica riesce a far luce su un diverso ambito della questione alimentare: con gli insegnanti di matematica si può calcolare quanto cibo finisce in discarica o quanta energia occorre per produrlo, con i docenti di scienza si può scoprire come dalla materia prima si arrivi al prodotto finito. Con i professori di geografia tracciare quale percorso compie ogni singolo alimento, ponendo attenzione alle distanze compiute, al costo che spostare cibo comporta, con quelli di storia affrontare lo spreco alimentare per immaginare la via da percorrere per un futuro a impatto zero.
Per ridurre il cibo non servito, invece, occorre da parte dei responsabili alla refezione una pianificazione attenta degli approvvigionamenti, adottare sistemi di sporzionamento in grado di diminuire massivamente gli sprechi e soprattutto definire modalità di recupero degli alimenti. Ad esempio, le società di refezione possono mettere in conto la possibilità di donare i pasti avanzati ad associazioni di volontariato o a enti che si occupano di chi è in situazioni di vulnerabilità sociale.
Per aiutare gli insegnanti e gli studenti delle scuole primarie sono stati realizzati kit di educazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Perfettamente inseribili all’interno della programmazione scolastica e declinabili a seconda delle esigenze peculiari di ogni classe di insegnamento e dell’età dei bambini. I supporti, attraverso un percorso manuale, sensoriale e relazionale, aiutano i più piccoli a imparare il valore del cibo e come impegnarsi per non sprecarlo.
A casa, invece, viene in aiuto delle famiglie Nestlé con il metodo Nutripiatto: uno strumento, studiato in accordo con il Campus Biomedico di Roma, che supporta i genitori nella preparazione dei pasti dei più piccoli, bilanciando le porzioni e aiutandoli a familiarizzare con il concetto di alimentazione sana e di lotta allo spreco alimentare.